WILL (What I Love Learning) – 2025.02

Come scritto nel precedente post WILL (What I Love Learning) – 2025.01, ho iniziato a condividere anche online quello che già traccio da diverso tempo nei miei archivi offline: l’elenco del materiale di varia natura che ho consumato nel mese. Siamo solo al 13 del mese, quindi perché sto scrivendo ora? Questo è argomento per un post che scriverò a brevissimo (è già in bozza), ma il punto in poche parole è: ho già consumato una quantità tale di contenuti che basterebbe per ben oltre un mese, quindi… per questo mese, mi fermo qui. Iniziamo.

LIBRI

The anxious generation, Jonathan Haidt, sociologia/psicologia/genitorialità, 2024

Per questo libro, consigliato da Bill Gates e da tanti altri, molto probabilmente ci scriverò un post dedicato, dato il tema delicato e direi “pervasivo” come pervasivi sono i social network e i dispositivi connessi ad Internet. Lo psicologo sociale scava a fondo nelle correlazioni tra crescente utilizzo di social network (ma anche videogiochi, pornografia online ed altro) e il preoccupante e chiaro aumento di disturbi mentali soprattutto nei giovani e giovanissimi. Oltre ad evidenziare meccanismi e possibili cause, c’è un’ampia parte dedicata a possibili contromisure che possono essere intraprese da parte di singoli e comunità. Un libro che consiglio a tutti, non solo a genitori e ragazzi.

Superfreakonomics, Steven Levitt & Stephen Dubner, economia/sociologia, 2009

Altro libro consigliato da Bill Gates, “SuperFreakonomics: Global Cooling, Patriotic Prostitutes, and Why Suicide Bombers Should Buy Life Insurance” esplora il mondo attraverso una lente economica, ponendo domande provocatorie e analizzando comportamenti umani in contesti inaspettati. Fa parte di quel “nuovo” settore dell’economia comportamentale, quello per intenderci su cui lo psicologo Daniel Kahneman ha vinto il premio Nobel per l’economia, per i suoi preziosi studi insieme al collega (più “quantitativo”) Amos Tversky. Scorrendo diversi casi (noti e non), gli autori trattano diversi temi tanto cari agli amanti del pensiero critico, come l’importanza degli incentivi (trattati per bene in diversi altri libri che ho citato in precedenza, in Pensiero critico e processo decisionale, un paio di riflessioni (molto) personali), ma anche quello del pensiero di second’ordine, di visione di sistema e di ricerca di pattern e correlazioni che non sempre portano a risultati e conclusioni facilmente intuibili. Per quanto io non sia molto d’accordo su alcune considerazioni (e non mi riferisco ai controversi metodi illustrati per il clima), il libro di per sé è interessante per chiunque voglia esser condotto attraverso catene di ragionamenti che possono portare ad analizzare eventi in un modo diverso dalle solite superficiali evidenze a cui siamo abituati soprattutto in un’epoca in cui è difficile prendersi del tempo per ragionare più a fondo.

Quel porco di Morin, Guy de Maupassant, racconto, 1882

Maupassant qui ha utilizzato uno stile incisivo e ironico per mettere in luce le debolezze umane, tra cui le illusioni legate al successo e l’approfittarsi di alcune situazioni, un po’ come hanno fatto diverse opere tra cui “l’avvocato del diavolo”, ma qui mettendo in luce diverse tipologie di personaggi. Questa satira della società parigina del tempo, che potremmo anche estendere a quella vittoriana ma anche a quella dei giorni d’oggi, è a tratti divertente, ma mi ha lasciato una sensazione di amaro in bocca, come solo la buona satira dei costumi sociali sa fare. La critica non risparmia nessuno, [Attenzione: rischio SPOILER!] dalla giovane donna che ricorda un famoso meme moderno (riassumibile in: se il corteggiatore è brutto, è molestia, se è bello è amore) ai genitori di lei che se la fanno fare (e in senso biblico) sotto al naso, allo spavaldo belloccio di turno acclamato dalle folle, all’amico di lui, partendo ovviamente da chi origina il fatto da cui scaturisce tutto il racconto. Davvero ben fatto, consigliato e da consigliare anche ad eventuali conoscenti moralisti.

Il sogno di un uomo ridicolo, Fyodor Dostoevskij, racconto, 1877

Ad un alto livello e ad una lettura superficiale, questo racconto parla di indifferenza, suicidio e redenzione che, ovviamente, son trattati, ma io li ho visti più come espediente per portare un’idea molto più profonda, come critica sociale. Già dall’inizio si affrontano temi che oggi diremmo scontati, ma ricordiamo che stiamo parlando di quasi due secoli fa; mi riferisco ad esempio alla considerazione “Tanto più studiavo, tanto più mi accorgevo di no sapere nulla e di essere un fallito”, che ormai in molti hanno studiato leggendo in merito al Dunning-Kruger e alla sindrome dell’impostore. Il vero payload del libro resta la sua descrizione del sogno, che narra un po’ la visione a tratti illusa e molto ingengua, di una società giusta ed innocente, che però subisce profondi mutamenti, di cui non anticipo nulla, perché reputo quest’opera meritevole d’esser letta, del resto è anche piuttosto breve. Offre delle visioni, delle suggestioni, davvero intense, anche se ricorderei quanto ho scritto in passato in merito a Noi e il male (fuori e dentro di noi).

Siete persone cattive, Edoardo Ferrario, racconti brevi, 2020

Lettura leggera perché ogni tanto ci sta. Questo libro offre 10 racconti brevi che, ad una prima lettura, possono sembrare anche frivoli e messi lì per farsi du’ risate, del resto l’autore è un comico, ma che in realtà nascondono una vena satirica che può cogliere meglio chi vive in consapevolezza, di chi – per dirla come David Foster Wallace – è un pesce che ancora riesce a vedere e ricordarsi di vivere nell’acqua. Accurata e ricca di preziosi dettagli la descrizione di scene, dialoghi e dinamiche sociali di diversi ambienti, libro godibilissimo a prescindere dal contesto sociale del lettore.

Ubik, Philip K. Dick, romanzo fantascientifico, 1969

Penso sia superfluo ricordare quanto l’autore abbia dato al genere fantascientifico. Ambientato in un futuro distopico nel 1992 (sì, nell’era delle esplorazioni spaziali si viaggiva anche molto di fantasia, ipotizzando un’accelerazione incredibile nella conoscenza umana e nella tecnologia), il libro esplora temi complessi come la realtà, la vita e la morte, attraverso una narrazione ricca di colpi di scena (che ora probabilmente le persone cool definirebbero plot-twist). Chi ha apprezzato Matrix e Inception, sicuramente amerà quest’opera, da cui i due film hanno preso palesemente ispirazione per molti temi di interpretazione della realtà. Incredibile come l’autore (si pensa sotto effetto di LSD) abbia previsto un mondo in cui si paga per utilizzare i beni di cui si è in teoria possesso: aveva previsto l’oderna ossessione di servizi in abbonamento, di tutto as a Service, contrapposto a luoghi in cui tutti i lavoratori devolvono parte del loro reddito per soddisfare le esigenze della comunità. Interessanti spunti dell’epoca su manipolazione della realtà, uso della tecnologia e della conoscenza per scopi commerciali, ma anche confronto tra ideali utopici, relazioni con gli altri e tanto altro. Consigliato anche a chi non è amante del genere fantascientifico.

Solaris, Stanisław Lem, romanzo fantascientifico, 1961

Dodicesimo libro dall’inizio di quest’anno, questo l’avevo messo in lista dopo averlo sentito nominare più e più volte dallo “youtuber” DuFer. Nutrivo onestamente aspettative più alte, che non direi disattese del tutto, ma probabilmente non sono il genere di lettore di questi romanzi, che trovo estremamente “diluiti”: non so se perché son abituato a leggere saggi e studi in cui il contenuto informativo è più compresso, ma diverse parti descrittive (che sicuramente gli amanti del genere troveranno imperdibili) le salterei volentieri, ad eccezione di un paio di passaggi che mi hanno colpito, come quello della creazione ed evoluzione delle colonne create dal pianeta, che mi hanno fornito suggestioni e riflessioni un po’ più profonde a carattere artistico-ingegneristico-sociale. La lettura è bella anche per questo: la creazione di considerazioni e collegamenti personali che dipendono dall’esperienza e dalla conoscenza pregressa del lettore: ci ho trovato ad esempio dei collegamenti con la visione buddhista dell’osservare i propri pensieri dall’esterno, con mentalità non giudicante, con distacco. E anche il passo in cui l’autore parla di quanto sia più terribile quello che non è successo, rispetto a quello che è successo, un po’ come disse Tiziano Terzani, quando rivelò che lui nella vita era stato potenzialmente tutto, anche un efferato criminale, solo che non è avvenuto perché non si è verificato l’evento scatenante. Tantissimi spunti forniti da quest’opera, soprattutto nel nostro rapporto con la conoscenza e nella relazione (nello specifico: attaccamento) con i nostri ricordi e loro proiezioni. Ho anche particolarmente apprezzato il passaggio in cui si nota che l’essere umano riesce a comprendere solo quello che gli appare davanti, di un’unica corda di un’intera orchestra sinfonica, non riesce a seguire tutto: solita mancanza di visione d’insieme che vada però in dettaglio in ogni aspetto, riusciamo o a cogliere tutta la musica oppure a concentrarci sulla linea melodica di un singolo strumento, difficile seguire tutti come un vero multitraccia in tempo reale, allo stesso modo in cui non è possibile specializzarci in tutto, ma dobbiamo scegliere se andare in profondità in un singolo sottosettore specifico oppure avere una visione d’insieme ma molto più superficiale (in senso stretto, non che sia più superficiale chi gestisce sistemi complessi ad un più alto livello). Chi ha studiato neuroscienze ad un livello decente sa bene che sappiamo ancora troppo poco per poter davvero interpretare la funzione della risposta di singoli voxel, figuriamoci in interazione tra loro. La parte del pianeta che replica solo alcune cose e non altre (non specifico per non spoilerare) mi ha ricordato tutto il discorso sulle seity affrontato da Federico Faggin in “Irriducibile”. Come per il romanzo precedente, consigliato anche ai non cultori della fantasscienza, per esplorare di più noi stessi.

CORSI

“Ethics of Artificial Intelligence” del Politecnico di Milano

In un periodo in cui anche i gatti randagi miagolano di intelligenza artificiale, speravo che il PoliMi andasse un po’ più in dettaglio e che affrontasse in maniera “più ingegneristica” i temi dell’etica dell’IA. Evidentemente, il corso è pensato per chi non ha mai riflettuto su alcuni aspetti base, come quello della responsabilità degli effetti prodotti dall’IA, partendo da esempi come l’auto a guida autonoma (e che riporta a interrogarsi su quello che molti conoscono come il “trolley problem”). Si accenna anche alla medicina, dove in teoria non ci si può affidare ad un sistema “black box” che non spiega perché si arriva ad una certa diagnosi – peccato che però non solo sono diversi i casi in cui i medici non conoscono esattamente alcuni meccanismi (provate a chiedre ad uno psichiatra come funziona esattamente il litio e se è davvero sicuro che funzioni sicuramente per curare un paziente affetto da disturbo bipolare, ma soprattutto: alla madre che ha finalmente risolto con ChatGPT il problema che affliggeva il figlio, “battendo” 17 medici, gliene importa qualcosa che l’algoritmo non sia trasparente? Se proprio si è a completo digiuno della tematica, può aver senso questo corso che tratta anche gli aspetti di sostenibilità, decisioni umane con l’IA, sorveglianza, mediazione e… policy (l’unica cosa a cui sembra interessata l’Unione Europea quando si parla di IA, non potendo competere con USA e Cina), altrimenti potete tranquillamente risparmiarvelo.

“Disorders Due to Substance Use and Addictive Behaviors” dell’American Psychological Association

Terzo e ultimo corso della “specializzazione” dell’APA (erogato tramite Coursera), cui va il mio plauso per l’onestà intellettuale nell’ammettere che non si hanno risposte e certezze a tutto, dato che la psicologia è una “scienza molle”, apprezzabile anche la volontà di fare del loro meglio, con un approccio il più possibile epidemiologico e basato sui dati, benchè non sia “semplice” quanto lo studio di malattie organiche più evidenti. Degna di nota la parte sugli oppioidi sintetici che da qualche anno affliggono soprattutto gli USA (oltre a ricordare un noto caso farmaceutico su cui avevo già visto anche un documentario e una serie). Sull’alcool avrei aggiunto ancora qualche dettaglio. Corso interessante anche per i non addetti ai lavori e comprensibile anche senza troppe conoscenze pregresse.

FILM E SERIE

Alice in Borderland [S], Dystopia/Thriller, Japan, 2020

Consigliatami da F. B. (grazie per i tuoi preziosi consigli nipponici), l’ho vista ininterrottamente, un binge watching come non facevo da tanto. Davvero ben fatta, consigliata soprattutto a chi è rimasto un po’ deluso da serie come Squid Games che non sono andate abbastanza in profondità, anche se qui il contesto è decisamente diverso, “meno capitalistico” (anche se una critica ai ricchi compare anche qui). Tanti temi e tanti punti di vista differenti nel diverso modo di vivere e sopravvivere. Apprezzabile, oltre alla logica necessaria per risolvere alcune sfide, anche l’evidenza di bias e fallacie di diverso tipo.
Forse leggermente lento il finale, ma col colpo di scena [Attenzione: rischio SPOILER!] davvero commuovente e che si può capire ancora meglio pensando alla cultura giapponese della condivisione tra sopravvissuti ad eventi collettivi (per approfondire, si può ad esempio cercare il termine Hibakusha).

Severance 2 [S] (continuazione), Sci-Fi/Thriller, USA, 2025

Non so, questa serie continua a “non prendermi”, non m’appassiona e continuo a reputarla una buona idea totalmente sprecata. Probabilmente, la droppo.

Di che segno sei, Sergio Corbucci, Comedy, Italy, 1975

Come nelle commedie all’italiana d’una volta, anche qui troviamo 4 episodi, con diversi attori famosi dell’epoca. La prima scena, con Paolo Villaggio, aiuta anche a vedere la visione condivisa di uomo e donna d’un tempo (era l’epoca in cui il “femminismo” avrebbe forse ancora avuto un senso, nulla a che vedere con il vittimismo misandrico che ogni tanto si vede emergere sui media). Tra gli stereotipi rappresentati non manca anche il terrone medio di poche parole che torna a casa, beve e “adopera” la moglie che era stata tutto il giorno in casa a preparargli da mangiare. Tra le altre scene, un Adriano Celentano in versione ballerino in coppia con Mariangela Melato – ma nulla a che vedere con le interpretazioni del molleggiato in film come “Il bisbetico domato” e tanti altri memorabili. L’episodio più famoso e più godibile è probabilmente l’ultimo, con un Alberto Sordi wannabe-Ammerigano in veste di guardia del corpo a protezione di un ricco imprenditore durante gli anni di piombo. Avevo già visto il primo e l’ultimo episodio, film consigliato per una serata leggera o per un pigro pomeriggio di un giorno in cui non va di uscire.

Ghost in the shell, Mamoru Oshii, Animation Action/Sci-Fi, Japan, 1995

Uno dei film d’animazione in stile cyberpunk che potremmo definire un “must”. Se si pensa a poliziotti cyborg, vengono in mente Robocop e simili, ma qui siamo su un altro livello. La caccia all’hacker, immaginata ormai 30 anni fa, presenta delle perle, come quella del bisogno dell’interazione tra esseri (umani o meno) che hanno esperienze e visioni diverse. Ancora grazie a F. B. per il consiglio.

Sayonara Zetsubou Sensei [S], Animation Satire/Black comedy, Japan, 2007

Questa l’ho scoperta dopo aver interrogato un chatbot, dandogli in pasto un paio di serie (manga/anime) che m’erano piaciute. Qui ci sarebbe tanto da scrivere, l’ho trovato una interessante autocritica sulla società giapponese, assolutamente non limitata all’ambito scolastico. Ci ho prodotto un bel po’ di appunti mentre la seguivo, presenta una discreta profondità psicologica nonostante le battute siano a volte minimali, il che conferisce a tutta la serie un buon equilibrio tra i temi drammatici e il bisogno di leggerezza. Non proprio adatta ad un pubblico di ragazzini, direi forse un pubblico un po’ più grande rispetto a quello a cui son destinate opere come Great Teacher Onizuka, non tanto per le nudità che appaiono occasionalmente, quanto piuttosto per alcune sfumature che necessitano di una certa compresione della società e di una bella dose di autoironia per poter essere godute appieno. Bella.

Sole ingannatore, Nikita Michalkov, Soviet Drama, Russia e Francia, 1994

Continua la mia ricerca di opere relative al periodo sovietico che, a dispetto della celebrazione del “sole dell’avvenire”, è un periodo talmente buio che, anche dopo la fine della pesantissima censura, non fa trapelare molti raggi. Una prova ne è l’incredibile disparità nel numero di opere che trattano gli orrori del nazismo rispetto a quelle che ricordano il comunismo (che, giusto per non dimenticarlo, è una realtà attuale in alcune zone del mondo). Film che, nonostante sia anche un po’ troppo leggero, fa riflettere su quel che è avvenuto durante le “purghe” che hanno interessato purtroppo milioni di persone, tra cui anche fedelissimi al partito e agli ideali. Non a caso, il sottotitolo della pellicola è: “un film per quelli che sono stati bruciati dal sole della rivoluzione”. La “traduzione” italiana del titolo l’ho trovata assolutamente calzante, ma non voglio spoilerare il finale. Consiglio la visione dopo aver letto “Arcipelago Gulag” (libro che ho letto e consigliato lo scorso mese).

VIDEO VARI (Youtube e simili)

Prima di iniziare con i singoli video, condivido la scoperta di una “content creator” con ben due canali distinti:

La biblioteca nel bosco e Mente Selvatica

Il primo, come facilmente intuibile, tratta di libri. Il resto è incentrato sulla semplicità volontaria, sull’intenzionalità, sul poter vivere una viva secondo i propri valori e i propri ritmi. Vero che esistono tanti canali Youtube e blog sul movimento FIRE, sul vivere con poco, su “vite alternative” rispetto alla classica vita da lavoratore ingabbiato, percorsi verso la libertà finanziaria e cos’ via, ma lei mi ha colpito perché è davvero la visione di una “persona comune”, che non porta decisioni all’estremo: sembra aver trovato il suo equilibrio con un lavoro da commessa part-time, per poi godersi il resto del tempo nelle attività che le piacciono, tra cui leggere, in un paesino vicino al bosco. Merita una visita sui suoi due canali.

Stuffed. The Unintended Result of Our Attachment to Personal Belongings – Matt Paxton

Siamo attaccati alle cose come il nostro cervello è attaccato alla musica: legando anche emozioni. Spesso prendiamo cose perché siamo convinti che ci porteranno gioia, ma abbiamo già visto nel corso La scienza dello stare bene che la felicità dovuta a beni materiali decade molot velocemente. Come se non bastasse, alla nostra dipartita, passiamo il nostro materiale alle generazioni future, che non saranno troppo liete di ereditare tutto il nostro ciarpame (v. anche il libro “Essentialism”: nostro dovere “morire con zero”, per citare un altro libro). Ci preoccupiamo (giustamente) di non accumulare peso giorno dopo giorno per evitare di ritrovarci con diversi kg in più, dovremmo fare lo stesso con gli oggetti. Questo video offre considerazioni e spunti.

The 4 things it takes to be an expert – Veritasium

Avevo questo video salvato nelle mie lunghissime liste “watch later”, l’ho visto ed onestamente m’aspettavo di più, ormai Veritasium è diventato più “scena” che sostanza, o più probabilmente son io che ormai ho alzato troppo l’asticella su molti temi negli ultimi anni, quindi cerco troppo. Comunque in breve, le 4 cose di cui nel titolo del video sono: ambiente valido, ripeti per un sacco di tempo (v. il solito “10.000 ore” per diventare un maestro, aggiungerei fino all’estremo del consiglio di Bruce Lee di ripetere migliaia di volte lo stesso pugno), cerca dei feedback immediati ai tuoi risultati (anche se qui si aprirebbe un mondo) e soprattutto esegui pratica deliberata/intenzionale (non ripetere le stesse cose comfortevoli, ma variale ed aumenta l’intensità). Se volete ascoltarlo ripetuto più volte e con la tipica ridondanza americana, sorbitevi pure tutto il video.

Board Games deep dive – Mr RIP

Il buon Mr RIP inizia con la buona dose di “maniavantismo”, dicendo di non essere un esperto, ma solo un accanito giocatore di una quindicina di titoli in particolare; anche lui, come molti, iniziato alla passione dei giochi da tavolo attraverso Risiko e Monopoly regalatigli da piccolo. In tutto il lungo video, parla degli aspetti che lo interessano, dall’aspetto grafico/tattile dell’oggetto in sè, bello anche da collezionare, alle meccaniche, agli aspetti sociali “off line”, all’allenamento alla gestione probabilistica di risorse. Oltre ad elencare i suoi giochi preferiti (e anche progettisti di gioco preferiti) e rispondere con pareri personali su alcuni giochi, fornisce preziose risorse per chi vuole avvicinarsi o approfondire l’argomento.

Perché vivi insoddisfatto – Sulla realizzazione di sé e il significato – Rick DuFer

Nonostante (o forse a causa) di tanto tempo libero e benessere, buona parte della popolazione benestante (nota: a chi non si ritiene benestante, suggerisco la lettura dell’introduzione di “Flow” di Mihaly Csikszentmihalyi) vive insoddisfatta, per relazioni nè profonde nè durature, per lavori precari non interessanti, per noia nello studio e persino in passatempo. Il video rimarca la differenza tra felicità e “assenza di noia”, sull’importanza del disagio e del dolore, in una società sempre più distratta (avevo già scritto qualche considerazione in Anestetizzati realmente dal virtuale, su quanto non ci rendiamo conto della potenza della distrazione, in bene o in male, solitamente in male). Interessante per chi non ha riflettuto troppo sui questi temi.

Why we can’t focus – Jared Henderson

Altro video sull’intenzionalità, contro le distrazioni, che ricorda quanto gran parte delle persone scorre pagine e notifiche al punto di essere tentati di saltare al video successivo se un video non ci intrattiene già dal primo secondo. Molti sostengono che oggigiorno il libro non sia il metodo più efficiente per trasmettere informazioni, ma l’autore di questo video nota quanto la lettura di un libro, oltre a sviluppare la concentrazione per periodi di tempo prolungati, forzi il lettore a seguire il processo di ragionamento dell’autore dello scritto, la sua catena di pensieri, quindi ulteriore allenamento di pensiero. Consiglio ancora, a proposito, libri come “Amusing ourselves to death” e “Digital Minimalism”.

Il 40% degli adolescenti vive in SOLITUDINE – Marco Crepaldi

Lo psicologo esperto del fenomeno Hikikomori in Italia commenta uno studio italiano pubblicato recentemente su Nature (Cerbara et al., 2025), in cui si nota un aumento dell’isolamento dei giovani, anche se si concentra sui “moderati” (come una studentessa rappresentata nell’anime che ho prima citato, “Sayonara Zetsubou Sensei”), non sugli “estremi” che non frequentano più la scuola e che diventano quindi “invisibili”. Oltre ai dati, si parla della progressiva sostituzione di relazioni con vita online, anche se quelli estremi si disconnettono anche dai social (per approfondire, raccomando caldamente il primo libro menzionato all’inizio di questo post, “The anxious generation”), un isolamento che appare trasversale in questo fenomeno sociale. Restano ancora diversi interrogativi sulle cause effettive per poter intervenire e prevenire, si parla quindi di possibili cause, interrogandosi anche sulla possibilità di inserire il ritiro estremo come disturbo a se stante anziché accorparlo con fobia sociale o disturbo da adattamento.

La vitamina C funziona contro il RAFFREDDORE – La risposta definitiva dalla letteratura scientifica – DNA a colazione

In questo relativamente lungo video, Federica Iorio divulga per bene non tanto i dettagli degli studi, quanto il processo stesso di studio e revisione. Un po’ come in Fa bene o fa male? di Dario Bressanini, il focus è sulla metodologia e sul capire come interpretare i risultati degli studi, oltre ad abbracciare l’incertezza, accettare che la scienza non ha (ancora) tutte le risposte, oltre al fatto che spesso tutto si conclude con un grandissimo “dipende”: soprattutto in ambito medico, vanno analizzate tantissime condizioni al conterno. Bel video consigliato a chi vuole migliorare la propria visione su sitemi complessi, capire i pro e i contro di alcuni studi, dei rischi più comuni (come quello del “cherry picking”) e dell’importanza quantitativa (nelle “scienze dure” come la biologia).

L’Intelligenza Artificiale alleata dello Studio – con Alessandro De Concini – Rick DuFer

La coppia di “youtuber” veneti affronta diversi aspetti dell’implementazione dell’IA nel processo di studio (AdC è un esperto di metodo di studio, direi probabilmente la fonte più autorevole tra tutti i divulgatori italiani sul tema). Oltre a presentare il razionale dietro la nuova applicazione “Braynr” di AdC, si parla dell’importanza della “difficoltà desiderabile” espressa da Bjork, giacchè i due ricordano che non c’è nulla di positivo nella vita che si ottiene nella vita senza fatica: se invento un robot che solleva pesi, puoi mai pensare che possa servire a farti diventare ipertrofico? Lo stesso vale quando deleghiamo tutto alle app che speriamo possano studiare al posto nostro. Video consigliatissimo soprattutto per chi vive in una nazione in cui la scuola pensa sia opportuno, nel 2025, inserire la lettura della bibbia (l’Italia è una nazione laica, dicevano) ed in una nazione in cui a capo del gruppo di studio di IA fu piazzato inizialmente Giuliano Amato (noto giovane scienziato esperto di… “ah no, scusate, ho sbagliato io” – cit.). Come spesso accade in questo genere di “live”, si passa poi ad affrontare altri temi, a noi cari, come il minimalismo digitale e la voglia di disconnettersi da questo “Infinite Jest”, di ridurre il rumore. Insomma, ascolto consigliato.

Umore e longevità – come il tono dell’umore influenza la tua vita – Filippo Ongaro

Tono dell’umore come filtro attraverso cui vediamo la realtà. La parte iniziale di questa puntata del podcast di Filippo e Sonja Ongaro non aggiunge troppo di nuovo a chi è già pratico dei concetti visti in La scienza dello stare bene e di studi di psicologia che riguardano ad esempio MBCT. Collegato al video di DuFer prima discusso, ritorna il tema dell’insoddisfazione: l’essere umano dovrebbe essere più felice oggi, eppure passa la vita a lamentarsi anziché focalizzarsi su cose belle (il che si collega di nuovo a “Sayonara Zetsubou Sensei”, dove si contrappone la visione negativa dell’insegnante depresso e quella sempre positiva della studentessa che cerca di vedere sempre il bello e il buono). Bel video per chi vuole sapere come allenarsi, a prescindere dal proprio set point, a migliorare il proprio tono dell’umore, con impatto positivo nella riduzione dello stress – stress che a sua volta riduce i telomeri, correlati allo stato di salute e all’invecchiamento. Interessante comunque come ritornino spesso i concetti di minimalismo digitale e di necessità di imparare a stare soli e tranquilli senza fare nulla (sì, anche qui hanno citato Pascal).

Il potere nascosto della scienza del respiro (ospite Mike Maric) – Filippo Ongaro

Il medico campione di apnea ricorda la cultura orientale millenaria sul respiro, che da un po’ di tempo sta interessando anche i medici occidentali, con studi che hanno osservato correlazione tra respiro e proitena Tao e Betamiloide (coinvolte in Alzheimer e demenza). Si parla di concetti meno banali della semplice qualità dell’aria, ma anche dello stress che i bambini “respirano” dall’ambiente familiare, della vita moderna che porna ad apnea e iperventilazione (qui mi sentirei di ricordare la “apnea da email”, come la chiamò Linda Stone nel 2008). Il controllo respiratorio è fondamentale per il controllo dei pensieri e delle emozioni, insieme alla disciplina e alle abitudini. Interessante video introduttivo all’argomento, che merita di essere approfondito (ho in lista un libro sull’argomento, ma non lo leggerò di sicuro questo mese).

Come rendere la salute interessante per i più giovani – Filippo Ongaro

Si trascura la salute quando tutto va bene, grossi effetti purtroppo visibili e tangibili solo nel lungo termine (ricordando che la salute, comunqe, non è semplicemente l’assenza di malattie). Si parla dell’importanza di partire il prima possibile a parlare di salute con i bambini (come disse il saggio: il miglior tempo per piantare un albero era qualche anno fa, il secondo miglior momento è oggi – come per lo studio, per il lavoro, per gli investimenti e tanto altro, anche nella prevenzione c’è un effetto in stile “interesse composto”, sia nelle buone abitudini sia in quelle meno buone). La salute inizia già prima di nascere, al concepimento, l’invecchiamento è un processo graduale, occorre pensarci subito (come da subito si dovrebbe iniziare a pensare alla parte finanziaria, soprattutto in un momento storico in cui non è detto che la pensione statale sia garantita). Si parla dell’importanza dell’esempio, del trasmettere valori sani in famiglia, per poter interiorizzare alcuni comportamenti. I bambini si possono anche educare alla corretta alimentazione, sfruttando la loro naturale curiosità in tenera età, quindi coinvolgendoli anche nella scelta di frutta e verdura in base a colore e consistenza e così via. Video consigliato soprattutto a chi ha a che fare con l’educazione dei più piccoli, ma interessante in generale.

Report 09.01.2025

Forse pensando di non averne parlato abbastanza in passato, forse perché interessa tante persone, forse perché amano ricevere imprecazioni soprattutto dai napoletani (noti per essere poco permalosi), la trasmissione Report è tornata a parlare di caffè. Tralasciando le ulteriori considerazioni sul caffè al bar e sullo scandaloso presunto miscuglio di caffè restituito presso una nota azienda italiana, con filmati che lasciano poco spazio all’interpretazione, la puntata è interessante per le istruzioni d’uso e manutenzione della costosa polvere di uno dei più diffusi psicoattivi al mondo. Si parla anche di un caso di dossieraggio e di tentativi di screditare giornalismo come avvenuto in passato, come anche di interessanti inchieste su chi si fa eleggere in qualità di amante degli animali.

Il valore della conoscenza e dell’indipendenza – con Alessandro Beloli – DuFer

L’ospite di Riccardo Dal Ferro ha da poco iniziato la sua avventura da divulgatore “in solitaria”, lasciando “GeoPop”. La live inizia con una brutale considerazione: ci stiamo sempre più abituando ad avere tutto as a Service, finiremo come in Ubik di Philip Dick (libro di cui ho parlato all’inizio di questo post), in cui occorrerà un servizio in abbonamento finanche per accedere al bagno, allontanandoci dalla vera indipendenza. Tra i vari servizi proposti, ci son quelli che permettono il turismo di massa, come intrattenimento per scappare (tema ricorrente), alla ricerca di botta di adrenalina lanciandosi col paracadute da qualche parte o per ricercare altre esperienze; allo stesso tempo, paradossalmente, nel viaggio si cercano anche le stesse comodità che abbiamo a casa e a cui non vogliamo rifiutare (questo mi ha riportato alla mente diversi ricordi di vita passata in alcune “zone calde” del mondo, in cui il poco tempo libero a disposizione dalla missione era speso da alcuni miei colleghi alla ricerca di resort di catene occidentali a svariati km di distanza, anziché immergersi – ovviamente in sicurezza nei limiti del possibile – in vere esperienze locali, che son poi quelle che ti restano più impresse e che ti aprono la mente). Si parla anche dei tentativi di rendere fruibili alle masse l’arte, rovinando quindi l’esperienza a chi l’arte la vuole vivere come si deve, mentre allo stesso tempo non avvicini i disinteressati all’arte, al massimo li intrattieni con dei simulacri posticci. Lo stesso avviene per il turismo di massa. Anche in questa live, si parte poi per considerazioni su ben altri temi, chiacchierata interessante per appassionati di viaggi e non solo.

Perchè il tuo corpo ha sempre fame e cosa ti porta ad ingrassare – Project inVictus

Da buon divulgatore, Andrea Biasci ricorda l’errore (che agli amanti del pensiero critico chiamerebbero “di attribuzione fondamentale”) di ricercare la causa di un fenomeno in un singolo fattore: chi sostiene che si ingrassa a causa dei grassi perché apportano 9cal/g, chi dà la caccia ai carboidrati perché, anche se con 4cal/g, impattano produzione di insulina, chi si focalizza nell’acuto del singolo pasto o in una singola giornata, ma abbiamo invece a che fare con un sistema complesso (di cui avevo già parlato più volte, ad esempio in Weight management: no quick useless hacks, but the real hard science into practice!, Glucose Revolution: comprendere meccanismi e numeri prima di seguire sconsideratamente trucchetti “biohack”, tanto per citarne un paio). Il video affronta le più ampie tematiche coinvolte, come il rapporto col cibo da un punto di vista emotivo, la vita sedentaria, il contenuto “misto” di alcuni alimenti particolarmente poco salutari, come il grasso e salato, grasso e zucchero, zucchero e sale (e qui ci aggiungerei anche il “blissing point”, quello tipico ad esempio di alcune note creme dolci spalmabili che si fondono in bocca). Video assolutamente consigliato (magari non agli ortoressici) anche per le soluzioni fornite, tra cui best practice su quantità e qualità di allenamento fisico, di composizione alimentazione 80% sana con margine per qualche sfizio, di deficit calorico che guarda caso è l’argomento del prossimo video che mi accingo a riassumere.

Come fare una dieta efficace – Project inVictus

Riassunto brutalmente: il cut (taglio di peso) aggressivo tende a disidratare di più, il che porta anche a possibili errori di considerazioni su massa magra misurata. Si parla di obiettivi sensati di perdita di peso settimanale, ricordando che la sensazione di fame non è lineare col taglio di calorie, si avverte molta più fame sotto una certa soglia: un cut serio tende a far persistere fame anche dopo settimane dalla fine della dieta ipocalorica, al puto che persino se si va in ipercalorica si continua a percepire fame, con conseguente possibile ripresa di peso. Il video va in dettaglio quantitativo, sui consigli di quanto tagliare (ad esempio: -500cal per uomini e -300cal per donne, al giorno), andando poi a vedere i vari casi di partenza: se un obeso può fissare obiettivi settimanali di -1,5% di peso corporeo, una persona magra non dovrebbe arrivare neppure alla metà di quel taglio relativo. Seguono altre considerazioni che invito ad ascoltare.

Cosa (non) crede un ateo – Piergiorgio Odifreddi

Spesso si chiede perché un ateo non crede, ma in realtà la maggior parte dei credenti (monoteisti) crede solo a una divinità e non ad una moltitudine di altre, quindi l’ateo ne esclude solo una in più (come direbbe un amante del ragionamento: “via negativa”). Il professore di logica risponde sulla questione “interrogativi esistenziali” dicendo di porsi sì domande, ma non enormi e generiche come il da dove veniamo e dove andiamo: è possibile avere comunque curiosità, ma in ambiti più circoscritti, come ad esempio domande sui buchi neri, in cerca di risposte più puntuali rispetto a quelle generiche alle solite grandi questioni filosofiche, in cui i credenti poi ci mettono sempre dio (come fosse un tappabuchi universale per colmare l’ignoranza) o risposte che non vogliono dire nulla di pratico. Il fatto che la religione abbia valenza adattativa non è detto che sia necessariamente positiva, visto che a livello evoluzionistico anche la violenza ha valenza adattativa, come il costruire società rispetto alla visione naturalistica di Rousseau. L’evoluzione culturale migliora, quindi magari è l’ateismo ad andare nella direzione giusta più della religione. Alcuni sostengono che l’occidente si sia imposto grazie al fatto che è cristiano, ma in realtà 3/4 del mondo che ora son cristiani non lo erano originariamente, è un prodotto del colonialismo. La maggior parte delle religioni è restata dove è nata (come ad esempio induismo e buddhismo), mentre quelle che si son diffuse di più son quelle monoteistiche (come cristianesimo e islamismo), che son più violente e si impongono. Da ascoltare, se si ha una mente abbastanza aperta, non per tutti.

L’Amico Solaris – il Dio idiota che dice Verità Scomode – DuFer

DuFer ha citato quest’opera del fisico Stanisław Lem tante volte, un mondo su cui spesso ritorna, ci ha fatto anche una settimana intera di contenuti. Espone diverse sue considerazioni sulla lettura del romanzo fantascientifico e, come immaginavo, i passi che più l’hanno sconvolto son quelli che avevano intrigato anche me durante la lettura del libro (di cui ho brevemente accennato nella prima sezione di questo post). Dobbiamo accettare che il cosmo non sia costruito secondo i modelli della nostra mente, diceva Michel Foucault (il che ricorda quanto la mappa non sia assolutamente il territorio, rimando a The Great Mental Models – General Thinking Concepts). Tanti temi affrontati: la ricerca del contatto, la denuncia della conoscenza in quanto tale, affrontata da diversii punti di vista, tra cui lo sforzo vano della conoscenza, nella nostra finitezza; la conoscenza porta sofferenza quando si scopre che violenza e iniquità fanno parte del mondo e che non c’è salvezza, anche se cerchiamo strutture e ordine, ogni volta distruggeremo le nostre strutture e ne creeremo altre, come il Sisifo felice che (il che ricorda chiaramente quanto già imparato attraverso Think of the children (development), nel processo che porta i bambini a interpretare se stessi ed il mondo). Per DuFar, Solaris è l’amico che ci mette a nudo, che ci mostra quanto le nostre schematizzazioni distanti dalla realtà possano essere inutili o dannose. Apprezzato “post-lettura” e lo ringrazio per avermi dato consigli su altre opere da leggere e vedere (non questo mese!).

Il nutriente del cervello (DHA) – Domande al Nutrizionista (Vendrame)

Interessante video che va in dettaglio sugli acidi grassi Omega-3, in particolare sull’acido docosaesaenoico. Riportando un buon numero di studi sull’argomento, Stefano Vendrame parla dei diversi aspetti del DHA sull’organismo, in particolare su cosa accade quando c’è carenza sia nella popolazione adulta, sia sui bambini, sia in gravidanza (ancora una volta, compaiono Alzheimer e demenza, ma anche sviluppo cerebrale). Si forniscono consigli pratici, oltre ad elencare quali sono gli alimenti in cui trovare il DHA, tra cui prevalentemente pesce azzurro; un tempo c’era anche la carne, ma ora sempre meno perché “vale” solo quella allevata ed alimentata come una volta. Per i vegani e vegetariani, è possibile compensare la carenza di questi che vengono chiamati anche “Omega-3 marini” tramite il consumo di noci e semi di lino, anche se è veramente difficilissimo arrivare alle dosi consigliate, anche a causa del diverso assorbimento, molto più efficiente dai pesci. Video consigliato, in attesa anche dei successivi video in cui l’autore ha già anticipato che parlerà di altri 5 elementi importanti per il nostro cervello.

Il Coraggio Di Tagliare L’Ombrello – TEDx – DuFer

Altro video di DuFer, in cui ci ricorda che viviamo sempre di più protetti da ombrelli, da schermi che ci difendono (o nascondono) dalla cruda realtà, in un’epoca in cui si ricorre a linguaggi ed ogni metodo per evitare di offenderci e di vedere come stanno davvero le cose. Premesso che all’inizio di questo video mi son chiesto se DuFer voglia auto-portarsi sfiga aprendo un ombrello nero al chiuso, per certi versi mi ha ricordato la frase di un brano di Max Gazzé: “Ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello”, anche se lì era cantata in un contesto leggermente diverso. I tagliatori di ombrello son quelli che ci mostrano la realtà, contro la finzione; Omero tra i primi, che ricordava la guerra di Troia per far ricredere tutti quelli che pensavano che i greci fossero i migliori (il che mi ha ricordato anche “Mattatoio n.5” e “Arcipelago Gulga”, in cui si ricorda rispettivamente agli statunitensi e ai russi che anche il loro passato durante la seconda guerra mondiale, prima e dopo, non era così immacolato come gli piace credere; ma del resto a molti popoli, ad eccezione dei tedeschi che hanno fatto un enorme mea culpa, piace nascondere una certa realtà e ricordare solo gli aspetti positivi, come canta Edoardo Bennato: “discendiamo dagli antichi romani”, semo i mejo, insomma). Socrate ha fatto una brutta fine per aver tagliato ombrelli. La novità è caotica, i tagliatori di ombrelli ci permettono di vederlo, di vedere che stiamo finendo in trappola; si ha ancora più paura oggi, perché tutti si rinchiudono in echo chamber, i moderni tagliatori di ombrelli hanno bisogno di coltelli sempre più grandi per squarciare queste tele dietro cui molte persone cercano di proteggersi (come Black Mirror ci ricorda nell’episodio “Arkangel”, nascondere la realtà non è il modo migliore di vivere).

Dovremmo passare un anno senza scoprire nulla di nuovo (Depth Year) – Mr RIP

Inserisco questo video per ultimo perché l’ascolto delle parole di Mr RIP è capitato proprio nel periodo in cui stavo realizzando di star consumando troppi contenuti (come detto all’inizio di questo post, in arrivo a breve un post in merito in cui spiego meglio). Le considerazioni di Giorgio derivano dalla lettura di un paio di post del blog Raptitude (Go deeper not wider e Why the depth year was my best year).
Questo tema (che può anche essere definito come un possibile “tema dell’anno”, come direbbe CGP Grey in “Your theme“) può essere visto anche in combinazione con la “sparizione per un anno”, affrontata da Cal Newport di recente, due volte.

MUSICA

Caravan Palace, Electro-Swing, France, 2008-.

Scoperti dopo aver chiesto “gruppi a caso” da ascoltare, a G. D. (grazie); un ritmo coinvolgente anche se non è esattamente il mio genere. Nelle loro ricette, c’avrei messo un po’ più di chitarra e meno suoni campionati, forse anche meno elaborazioni (filtri in primis), ma il complesso, nel complesso, ne esce bene. Non il gruppo musicale della vita, ma neppure da gettare via, dategli una possibilità, eventualmente anche come colonna sonora per una serata con amici.

We Are Magonia, Dark Synthwave, France, 2017-.

Anche questo consigliato da G. D. (grazie ancora). A tratti mi ha ricordato MBR (Master Boot Record), ma meno stile 8-bit e più cupi. Alcuni passaggi davvero interessanti, non i soliti giri banali, mi riservo un successo riascolto, ma comunque consigliati.

T-Square, Jazz Fusion, Giappone, 1976-.

“Mortacci sua che me so’ persa per 30 anni!”, avrebbe esclamato la signora Silvani. Solo che qui si tratta di 50, di anni. Scoperti per puro caso mentre cercavo qualche gruppo fusion ma di non troppo difficile ascolto. Se non sapete da dove iniziare ad ascoltarli, suggerisco la live: T-SQUARE 35th Anniversary Festival, con tanto di assoli particolari con… non faccio spoiler, non voglio rovinare la sorpresa che mi ha fatto ridere di gusto. Tecnicamente ineccepibili, ma senza quei virtuosismi da Dream Theater o da live di Yanni. Buon ascolto!


“E questo è tutto” (cit.), almeno per questo mese. Buona lettura, visione, ascolto ma soprattutto buona riflessione!

Immagine creata da me tramite NightCafè

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.