Questo è il titolo provocatorio/irriverente del secondo libro di Alessandro de Concini (il terzo, se si considera il suo manuale gratuito, ma non per questo di scarso valore, “Leggere per Sapere“).
Seguo l’autore da tanto tempo, non mi perdo un suo video sul suo canale Youtube e ho ovviamente anche letto il suo primo libro. Anche in questo caso, non rimpiango nessun minuto speso nella lettura, nonostante io conosca praticamente 9/10 di quello che dice e scrive, ma attenzione: non perché siano banalità (anzi, magari lo fossero, visto che sono concetti che chiunque studia dovrebbe conoscere, ma che purtroppo vengono molto raramente divulgati a scuola o altrove), ma conosco già i suoi contenuti perché ADC (come si fa chiamare Alessandro) è un professionista ed un divulgatore di temi dell’apprendimento, argomenti sui quali, come lui, da anni, sono appassionato (il che contribuisce forse a spiegare la quantità e varietà di corsi e libri che consumo, anche di psicologia cognitiva e neuroscienze). Con questo libro sono quindi, ancora una volta, “entrato in risonanza” con l’autore: mi ha ricordato diverse discussioni che ho avuto con seguaci di sedicenti guru di “biohacking” e fuffaroli vari che vogliono insegnare (spesso dietro lauta ricompensa o anche rubando “soltanto” tempo e attenzione coi loro video sui social media) una collezione di trucchetti segreti, l’ultimo ritrovato nutraceutico/farmacologico/gadgettistico e l’ultima scorciatoia – ancora peggio quando giustificati con “la scienzah”, non capendo nemmeno come si legga un paper (soprattutto quando sono studi non replicabili, provvisori, su campioni risibili e così via). Senza contare le immancabili “testimonianze” aneddotiche come “Miocuggino una volta ha aperto il libro di Anatomia Patologica la settimana prima dell’esame e l’ha superato” che bias del sopravvissuto lèvati proprio.
Contenuto del libro
Per questa volta, niente mappe, schemi, riassuntazzi: il libro esce domani (ho avuto la fortuna e l’onore di poterlo leggere in anteprima e di commentarlo insieme ad un amico in comune, un’altra persona con la grande passione per il pensiero critico), quindi niente spoiler sui dettagli. Il libro è comunque diviso in due parti, la prima proprio su tutti i falsi miti che circolano sullo studio, la seconda è una estensione che riguarda tutti i luoghi comuni e le dicerie poco (o per nulla) scientifiche sulla mente umana. Ci ho trovato tutti i miti che ho purtroppo anch’io ho ascoltato, soprattutto negli ambienti in cui si cerca il massimo risultato col minimo sforzo e dove per “risultato” si intende il vuoto pezzo di carta (perché tanto chemmefrega, devo pigliare il diploma o la laurea solo per fare felice la famiglia e fare punteggio per il posto pubblico per titoli, poco importa se poi dietro quel pezzo di carta non c’è assolutamente conoscenza, un titolo di facciata coma la scenografia di cinema e teatro e poco importa se dopo 5 anni non sono migliorato nemmeno un briciolo come persona e come capacità di ragionamento… scusate lo sfogo, ma ho avuto a che fare in passato con troppe persone del genere). Fosse così semplice, però, potremmo anche dirci salvi dalle insidie dei “trucchetti” e di tutto ciò che riguarda ottimizzazione/potenziamento dello studio, in fondo noi siamo “gente studiata”, stiamo ben attenti a ciò che è palesemente falso, ma ahinoi non è così; del resto, conosco anche insospettabili persone colte e rispettabili che sbirciano la pagina dell’oroscopo. Inoltre, è tristemente evidente che il luogo primario adibito alla formazione e all’istruzione punta quasi esclusivamente al mero nozionismo anziché cercare di fornire gli strumenti per sviluppare pensiero critico (ricerca deliberata, valutazione e selezione delle fonti e così via, tutto ciò che ho imparato in gran parte da autodidatta e poi affinato durante corsi di intelligence, nella mia vita passata da ufficiale).
Nessuno può definirsi completamente immune dall’illudersi ed entusiasmarsi, fosse anche per poco, per aver scoperto un nuovo modo di studiare con meno tempo e meno fatica, oltre a quelli “noti” (e spiegati in maniera chiarissima ed organica in un sistema di studio efficace “assemblato” e perfezionato dallo stesso autore, nel suo primo libro e nel suo corso; un po’ rosico perché quasi tutto quello che spiega avrei potuto/voluto spiegarlo io, avessi avuto il suo spirito imprenditoriale! Ma la mia è “un’invidia buona”, auguro ad Alessandro tutto il bene possibile, sarei felicissimo di vederlo ). Anch’io, proprio come ADC, stavo per rimanere invischiato in certe credenze (a mia parziale discolpa: in giovane età, mentre “esploravo”), tra cui ammetto senza vergogna di aver creduto per un po’ (ed allenandomi seriamente) nella “lettura veloce” (a breve scriverò un piccolo post in merito, insieme alla “visione veloce” dei video che seguo/studio, perché per i miei amici io sono diventato una specie di meme su questa faccenda che poi chiarirò, promesso).
In estrema sintesi e giusto per citare un po’ di esempi, si analizzano gli “stili sensoriali” tanto di moda soprattutto per quelli che adorano inscatolarsi e darsi etichette… (un po’ come gli amanti di uno o più MBTI – e non mi riferisco agli ‘mbuti di Vulvia, ma alle fantomatiche 16 personalità), si smontano pezzo per pezzo le mappe mentali per evitare di usarle come unico strumento della vita, si parla dell’importantissimo tema del sonno (che mi sta particolarmente a cuore, come ho scritto quando ho parlato di Why we Sleep (and how to do it better)), si passano in rassegna tutte quelle brutte pratiche tramandate da generazioni sul come studiare perché tanto “si è sempre fatto così” in una gara a chi soffre di più a scuola e a casa… e tanto altro. Si affrontano anche le varie affermazioni sul QI dette da parte di fuffaroli che, pur non avendo nemmeno idea di cosa sia, cercano di vendere libri, corsi e programmi per “diventare genio” (parola inflazionata al pari di “eroe”), come anche il concetto stesso che siamo “tutti geni” (un po’ come dire che siamo tutti atleti), che tanto piace a una certa parte progressista (che il cortometraggio “Modern Educayshun” dipinge perfettamente). Non si risparmia nemmeno la critica alla potentissima “legge dell’attrazione” (di cui ho letto e poi scritto qui) e soprattutto al mito duro a morire del “multitasking”, quello tanto amato dalle persone che si vantano di svolgere tante attività contemporaneamente (e male, a meno che non siano attività che richiedono scarsissima abilità e concentrazione… e in tal caso, a maggior ragione, non me ne vanterei). Questi ed altri argomenti vengono analizzati in maniera seria, ma con un tono a volte ironico e scherzoso, impreziosito da citazioni di livello! Per dirla come il Generale Robert Lord Baden-Powell (il fondatore del movimento scout): “Tutto col gioco, niente per gioco”. Merita sicuramente la lettura, anche perché si legge tranquillamente (se siete un minimo allenati) in un pomeriggio.
A chi consiglio questo libro?
Oltre al “target” previsto (che, secondo me, dovrebbe essere esteso a chiunque studia a qualsiasi età e non solo in percorsi accademici formali), questo libro è interessante anche come “meta”, nel senso di come si dovrebbero affrontare le “bufale”: abbeverarsi alla fonte, prendendo come base di partenza anche opere “solide” come “Memory” di Alan Baddeley, “In the know” di Russell T. Warne, per poi approfondire con singoli studi specifici, cercando di evitare la tentazione del “cherry picking”, soprattutto in ambiti come questo, dove ci si può allontanare così tanto dalla scienze dure al punto di sconfinare in ideologie e pure speculazioni (non a caso, molti studi di psicologia sono difficilmente replicabili e mostrano risultati a volte completamente opposti a quelli derivanti da studi precedenti). Inoltre, ci sono spunti interessanti anche quando si affrontano argomenti che si danno per scontati, invogliando una mente curiosa ad approfondire. Apprezzabile la ricerca dell’equilibrio soprattutto durante tematiche spinose (differenze intellettive uomo-donna, intelligenze multiple, intelligenza emotiva), io onestamente ci sarei andato un po’ meno “politicamente corretto”, ma il rischio di distorsioni e polarizzazioni è tale da giustificare questa scelta di stile un po’ “democristiana” in quei casi specifici (inoltre, per citare un grandissimo amico di ADC, tale Rick DuFer, viviamo nell’epoca delle vittime immaginarie dove si aspetta solo il pretesto per offendersi). Del resto, commentare ancora più duramente alcune teorie potrebbe produrre l’effetto opposto, soprattutto verso chi ha speso soldi e tempo in corsi fuffa, al punto che il suo elefante nel cervello, nutritosi di bias di costi sommersi, lo porti a difendersi ed autoconvincersi ancora di più che lui sia quello illuminato, che combatte contro noi eretici che non crediamo alle sue tecniche miracolose. Non ci resta che munirci di pazienza e avvalerci del più importante rimedio contro le truffe e i diversi pericoli nell’era dell’informazione: il sapere (quello vero, scientifico).
EDIT: l’autore ha citato questo post che conferma essere la prima recensione! 🙂
Buona lettura!