Affrontiamo la realtà: siamo sommersi dalle informazioni. Non sto parlando della fruizione passiva di contenuti di bassa qualità dai feed in cui l’SNR (rapporto segnale-rumore) è estremamente basso, come quando capita un’informazione decente dopo aver scrollato 100 video buffi di bambini che reagiscono ai gattini. Anche quando stai cercando e raccogliendo deliberatamente solo informazioni davvero preziose, a volte ti ritrovi a leggere e guardare per ore delle risorse che possono potenzialmente essere utili, ma non sono realmente necessarie in questo momento, rispetto ai tuoi reali obiettivi finali. Tutte le persone di successo (o che almeno ci provano) e che sono ossessionate dalla produttività conoscono almeno la matrice di Eisenhower e sanno che un’esistenza piena di significato è una vita che tende al secondo quadrante:
Come suggerito nel libro “Tools of Titans” di Tim Ferriss, fermati e chiediti: “È un sogno o un obiettivo? Perché un sogno è qualcosa su cui fantasticare che probabilmente non accadrà mai. Un obiettivo è qualcosa per cui stabilisci un piano, per cui lavori ed ottieni un risultato. Le persone che per me sono state modelli di successo erano persone che avevano obiettivi strutturati e che hanno poi messo in atto un piano per arrivare a raggiungerli” (dalla sua intervista a Paul Levesque).
La ricetta, quindi, è molto chiara:
- Scegli uno o più percorsi nella tua vita (vedi “Designing your life“);
- spezzetta/suddividi i tuoi progetti in piccoli compiti – come dicevano i romani “divide et impera”
- identifica le tue attività nella matrice di Eisenhower (vedi anche “Metodo GTD” di David Allen);
- raggiungi i tuoi obiettivi (SMART).
Decisamente istruzioni facili da seguire per un adulto, soprattutto se impari a concentrarti e raggiungere lo stato di Flow nel tuo Deep work (sì, questi sono anche titoli di due libri che potresti aver visto nella mia LISTA LIBRI). Dopotutto, ci piace pensare che, rispetto alla persona media, siamo più intelligenti, dedichiamo tutto il nostro tempo ad assorbire e sviluppare la conoscenza, non sprecando le nostre ore preziose guardando programmi TV spazzatura o uscendo solo per scambiare inutili chiacchiere con persone “vuote”, giusto?
Be’… in realtà, si è scoperto che molte persone si preoccupano solo di essere produttive, di svolgere il numero più elevato compiti possibile prima della fine della giornata: si sforzano davvero tanto, ma alla fine si rendono conto di essere come dei criceti nella ruota, spesso finendo solo in vite stressanti come in questo famoso cortometraggio di Steve Cutts:
Quindi… perché non ce la facciamo?
Sin dai tempi (4 a.C. circa – 65 d.C.) di Seneca (che “non era mica un pirla: era il tutor di Nerone” cit. Elio e le Storie Tese), si sapeva che:
Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus. Soddisfa lunga vita.
“Non è che abbiamo poco tempo, è che ne sprechiamo molto. La vita è abbastanza lunga”. (dal “De Brevitate Vitae”, tradotto come “Sulla brevità della vita”), insieme ad un’altra sua citazione:
Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est
(sempre per i non-latini: “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare”); quindi do per scontato che tu abbia almeno un piccolo obiettivo da perseguire o quantomeno una direzione. Assicurati solo che non sia quella sbagliata, perché la nostra era della produttività può portare a risultati orribili: E questo, nell’era della produttività (o “della tecnica”, come ama ripetere Umberto Galimberti) può portare a risultati orribili: Zygmunt Bauman (sociologo e filosofo polacco, 1925-2017, autore di fama mondiale di “Liquid Modernity”) ha scritto in “La modernità e l’Olocausto” (1989) che solo i moderni paradigmi industriali e burocratici hanno reso possibile l’Olocausto: tutte le persone e le macchine nel processo erano molto efficienti e produttive, solo usate in una direzione sbagliata (producendo non merci, ma cadaveri): “Non furono selvaggi analfabeti, ma laureati dei migliori sistemi educativi dell’Occidente a progettare le camere a gas usate per bruciare milioni di uomini, donne e bambini innocenti in Germania”. Se ti ha intrigato questa divagazione, dopo puoi scendere nella tana del Bianconiglio, leggendo l’articolo che tratta del male fuori e dentro di noi.
OK, ora che sappiamo che la produttività può essere inutile (o addirittura dannosa), cosa possiamo fare per farne buon uso e convogliare le nostre energie in modo positivo? Come al solito, la chiave è la consapevolezza. Uno dei grandi “nemici” per il completamento dei nostri importanti compiti potrebbe essere (oltre alla vasta disponibilità di informazioni) la Multipotenzialità – un termine noto in psicologia e che Emilie Wapnick ha leggermente cambiato in “Multipotentialite” – qui il suo TED talk :
Non è una cosa negativa in sé, ma la multipotenzialità rende più facile distrarsi in un mondo con infinite possibilità (ma con una sola vita a disposizione).
La subdola insidia – e come superarla!
Il vero avversario che potrebbe rallentarti mentre stai cercando di correre sulla strada per una vita soddisfacente è qualcosa a cui ho pensato spesso e… ora finalmente ha un nome, un portmanteau stravagante: hai mai sentito la parola “Procrastività”?
Da Urban Dictionary, la “procrastivity” è “L’atto di essere produttivi in qualcosa che in realtà non è necessario fare per rimandare il lavoro che dovresti fare”. In altri termini, è una forma subdola di procrastinazione, una sorta di cavallo di Troia di evitamento. Conosciuto anche come “procrastinazione produttiva”, la procrastività è definita come
rimandare il proprio compito prioritario per sfuggire a un compito con priorità inferiore, ma comunque produttivo.
Il professor J. Russell Ramsay (co-fondatore e co-direttore del programma di ricerca e trattamento dell’ADHD per adulti dell’Università della Pennsylvania) ha scritto un paper di ricerca e un paio di articoli a riguardo. Ha spiegato: “La procrastinazione è in gioco quando uno studente universitario viene improvvisamente spinto a fare il bucato piuttosto che a scrivere un giornale, o falciare il prato è più importante che lavorare sulle tasse sul reddito”.
Di solito, rispetto alle attività prioritarie, le attività di procrastività hanno le 4 seguenti caratteristiche:
- Tendono ad essere “manuali”/pratiche (pulire la scrivania, lavare i piatti e, tra i compiti intellettuali, leggere anziché scrivere);
- Offrono uno script familiare di passaggi di “prepararsi ad iniziare” (qualcosa con cui ti senti a tuo agio o che ha una chiara serie di istruzioni che già conosci);
- Presentano (o danno l’illusione di) un senso di “fare” e di “progressione dell’attività” (es.: quando si stirano i vestiti, si vede un aumento della pila di camicie stirate);
- Danno una sensazione di completezza: questo fatto arriva con un senso viscerale di soddisfazione per il completamento del compito, rispetto a qualcosa che non ha un chiaro punto di arresto (come scrivere il proprio libro).
Lo stesso autore, in un altro articolo, suggerisce 4 possibili consigli per superare la procrastività:
- Rendi l’importante compito (che stai evitando) più manuale e “azionabile”, almeno per iniziare (per uno studente, il concreto passaggio potrebbe essere “vai in biblioteca” o “apri il file del saggio”.);
- Scrivi i passaggi iniziali di “cominciamento” dell’attività per aumentare il tuo coinvolgimento (funzionano per trasformare l’idea astratta di ciò che intendiamo fare in passaggi specifici);
- Crea un piano di “attività limitate” con un’ora di inizio e di fine: la maggior parte delle attività prioritarie richiederà più di una sessione di lavoro per essere completate, come compilare la dichiarazione delle tasse o un saggio, o sforzi persistenti nel tempo, come per un esercizio; l’ideale è fissarsi un appuntamento per un compito con un lasso di tempo ragionevole e minimo ed un orario specifico, ad esempio: “alle 9:00 di sabato, dedicherò almeno 30 minuti allo studio della lingua straniera che voglio padroneggiare, termine alle 9:30” – un recente studio dell’Università di Tel Aviv mostra che “le prestazioni cognitive sono migliorate se si sa quando il compito finirà” (sicuramente conoscete il famoso tecnick Pomodoro, quindi suggerisco anche un po’ di tempo per sapere di più quanto tempo necessario per completare un’attività);
- Definire un’attività minima e realizzabile che fornisca un obiettivo per il completamento: un altro aspetto delle attività di procrastività è che tendono a offrire punti di arresto chiari quando l’attività è completata, come falciare il prato, mentre per quelle importanti non si ha ben chiara la fine (o si vede come troppo lontana). Il limite di tempo sopra menzionato è utile su questo fronte per fornire almeno una definizione di risultato parziale, almeno per un particolare blocco di lavoro.
Questa sindrome non è forse peggiore dell’estrema pigrizia, ma è certamente molto più subdola. Spero di averti aiutato a riconoscerla e a combatterla. Passa del tempo produttivo, sì, ma anche significativo!
[…] insieme a capire i meccanismi alla base della procrastinazione (o, forse anche peggio, della “Procrastività”, ovvero: gli errori che ci mantengono produttivi sulle cose sbagliate). Son temi (teoria e pratica) che studio e metto in atto da ormai una ventina d’anni, anche […]