Inutile stare qui a ripetere cos’è questo tipo di post, ne ho parlato qui: WILL (What I Love Learning) – 2025.01
LIBRI
Stolen Focus: Why You Can’t Pay Attention – and How to Think Deeply Again, Johann Hari, Sociologia/psicologia, 2022
Questi libri non sono mai abbastanza. Continua a farmi riflettere quanto si dia per scontato e inesorabile il declino della capacità di attenzione: nonostante sia ormai chiaro cosa faccia bene e cosa faccia potenzialmente molto male, non si riflette quanto si dovrebbe. Questo libro merita un riassuntazzo a parte, trattando una tematica che mi sta molto a cuore, visto che son sempre più convinto che il vero fattore discriminante tra chi vive una vita soddisfacente e chi invece si fa trascinare in una vita mediocre è la capacità di prestare attenzione per tempi sostenuti. Stra-consigliato e da approfondire – con attenzione.
Industrial Society and Its Future (a.k.a. “Unabomber Manifesto”), Ted Kaczynski, Società/Manifesto, 1995
Per un attimo, cerchiamo di scorporare l’opera dall’autore, altrimenti finiamo come tutti quei ritardati della “cancel culture”; personalmente, ho anche letto il “Mein Kampf”, per dire, ma non per questo vado in giro a salutare col braccio destro ingessato: alcune opere possono ricoprire una certa importanza storica oppure essere interessanti. Nel caso del manifesto di Unabomber (Ted Kaczynski), ci sono diversi spunti interessanti ed evidenziati/discussi con una rara lucidità. Non si tratta di un semplice trattato luddista, in cui “nuovo = malvagio” (oppure “nuovo = potenzialmente pericoloso, non mi fido”, come tende a fare quel neofobico di Nassim Taleb), ma di una disamina della società ai tempi, del resto è uno scritto invecchiato benissimo: come per altri scritti (ad esempio, “Amusing ourselves to death”), il trend individuato si è accentuato e velocizzato, spinto da catalizzatori come Internet, dispositivi mobili e social network. L’autore, che si era ritirato nei boschi come un moderno Walden, parla dei pro e dei contro della tecnologia, in maniera bilanciata e considerando anche effetti di second’ordine – non dimentichiamo che Kaczynski saltò due classi alle elementari (causandogli problemi di bullismo da parte dei compagni di classe più grandi di lui) perché diagnosticato con un QI=167, per poi diventare a 25 anni il più giovane assistant professor nell’università della California, carriera interrotta bruscamente senza preavviso per dedicarsi ad una vita isolata senza energia elettrica nè acqua corrente. Per quanto siano discutibili alcune considerazioni e per quanto io non approvi minimamente la sua ipotesi di eventuale utilizzo di metodi violenti per cercare di mettere in pratica alcune sue idee, ho trovato il libro molto interessante e, complessivamente, uno dei migliori tentativi di dipingere alcuni fenomeni a livello macroscopico (come ripete più volte: parla di individui e fenomeni intesi come nel grosso della distribuzione statistica, non di casi particolari), con particolare riguardo a quella parte che ora identificheremmo come “woke” – in maniera equilibrata, è contro sinistra e destra, contro progressisti e conservatori, argomentando in maniera chiara e puntuale, entrendo proprio nello specifico, nel “core” delle correnti. Suggerisco la lettura di questo particolare libro, a suo modo una perla, solo a gente che sia equilibrata e dotata di forte spirito critico.
Il femminismo inutile: Vittimismo, narcisismo e mezze verità: i nuovi nemici delle donne, Annina Vallarino, Società, 2024
Son venuto a conoscenza di questo libro grazie alla recensione da parte di Yasmina Pani, una “anti-femminista” (v. intervista da Riccardo “Wesa” Vessa) – ce ne fossero di più…
Potrei riassumere brevemente come un commento da “acqusito verificato” del 10 ottobre 2024 su Amazon: “Lo farei leggere obbligatoriamente a tutte le donne intossicate dalla narrazione mediatica neo-femminista!”, ma vale la pena spenderci due parole in più. In un’epoca in cui il vittimismo è il vero Zeitgeist, in cui non accorgersi di un pesante e costante doppio standard nella questione “maschi contro femmine” (nemmeno fossimo all’asilo) vuol dire essere totalmente idioti o incredibilmente faziosi, fortunatamente esistono persone che hanno il coraggio di scattare un’istantanea della società, per cercare di mostrare la realtà con uno sguardo diverso dal “mainstream” (o, come direbbe qualcuno, dal “pensiero unico”). L’autrice è stata anche troppo “democristiana”, perché in realtà il problema di questa ideologia nota come “femminismo” è ben più profondo e causa problemi ancora maggiori e pervasivi di quelli descritti nel libro. Inoltre, avrei citato ancora più fonti e più dati, per mostrare quanto questa modalità del “chiagn e futt” (non traduco dal napoletano) stia esacerbando ulteriormente delle differenze tra i due generi (che poi i “gener*” non erano “infinitə”?), anziché cercare di raggiungere una presunta “uguaglianza”. Per chi volesse approfondire, avevo già accennato qualcosa in Vittime di genere, anche se ho un articolo molto più articolato e dettagliato in bozza, che devo solo trovare il “coraggio” di pubblicare. Lettura assolutamente consigliata e scorrevole, potrebbe essere un ottimo regalo per far rinsavire amiche, parenti e conoscenti obnubilate da un’ideologia woke e da una propaganda che purtroppo presenta effetti tangibili anche di natura politica, giuridica ed economica.
CORSI
Psychology of the self, American Psychological Association
Secondo corso dei tre della specializzazione dell’APA su se stessi e sulle relazioni sociali. Ammetto che ormai la psicologia mi sta annoiando troppo, soprattutto quell’aura di pseudo-scientificità che cerca di validare strumenti di psicometria. Avevo iniziato a studiarla tanti anni fa, ma ormai questa disciplina di “scienza” estremamente molle non ha più nulla da darmi, ho terminato questo corso sbadigliando e terminerò anche il successivo giusto per non lasciarlo la specializzazione a metà, ma per un bel po’ di tempo non leggerò più nulla del settore, con una sola eccezione molto specifica, ma che non anticipo ora per non fare “spoiler”, tanto scriverò in seguito nei prossimi WILL i libri che leggerò in merito, anche se non nutro molte aspettative.
Il corso comunque affronta quello che è facilmente intuibile dal titolo: il concetto di sè, la rappresentazione schematica delle diverse parti che ci compongono come individui ed i relativi collegamenti, i pensieri, le sensazioni, il comportamento e così via. Si affrontano poi le motivazioni intrinseche ed estrinseche, la parte “stabile” della nostra autostima e quella invece più soggetta a variazioni da eventi e “feedback” esterni, le influenze su di noi e come è possibile cercare di cambiare la nostra percezione. Il corso termina poi con un capitolo sull’autoregolazione, menzionando (ma in maniera del tutto superficiale) il solito test del marshmallow e la teoria (come sempre in psicologia: teoria non assoluta e non replicabile) della deplezione della forza di volontà, con un breve cenno (che sarebbe riduttivo definire “insufficiente”) sulle possibili strategie per portare a termine i propri obiettivi – rimando nel caso a How (yet another book on) Atomic Habits made me think.
Corso che consiglierei solo a chi è davvero totalmente a digiuno di qualunque dei temi che ho elencato, ma altrimenti mi sentirei di dire che è possibile tranquillamente evitare questa noia, senza offesa per l’associazione americana degli psicologi.
FILM E SERIE
Hoffa – santo o mafioso?, Danny DeVito, biografico/drammatico, USA, 1992
Uno di quei film che ho rimandato per anni: la storia del camionista e leader sindacalista Jimmy Hoffa (interpretato da un appassionato Jack Nicholson), con i suoi principi morali ed i suoi modi discutibili. Il film di per sè è “avvincente”, come lo è stato la storia (vera) narrata, con alti momenti negli scontri con Robert Kennedy (non è scontato vedere alcune rappresentazioni, considerando che alcune famiglie negli USA detengono un certo potere). Forse si sarebbe potuto rappresentare con ritmi un po’ diversi, ma il mio parere è probabilmente viziato dal modo di narrare, a tratti frenetico, dei film recenti. Non eccezionale, ma comunque consigliato.
Gorky Park, Michael Apted, giallo/drammmatico, USA, 1983
Tratto dall’omologo romanzo (pardon, omonimo, Maccio fa interferenza), un’interessante e “credibile” storia ambientata in URSS (anche se non ambientata fisicamente, nel senso che il film non si è potuto girare a Mosca a causa delle tensioni dell’epoca, quindi hanno rimediato girando tra Helsinki e Stoccolma). Misteri che riguardano cadaveri, KGB, polizia e tanto altro. Godibile anche da parte dei non amanti del genere.
Charlie Wilson’s War, Mike Nichols, biografico/storico, USA, 2007
Per quanto conoscessi la storia, non avevo ancora visto questo film, che parla del deputato statunitense che coordinò l’operazione Cyclone, il programma della CIA per armare e finanziare i mujaheddin in Afghanistan dal 1979 al 1989 per contrastare gli attacchi da parte dell’Unione Sovietica. Assolutamente consigliato non solo agli appassionati di storia, per capire un po’ meglio come funzionano alcuni equilibri a livello interno (tra singole amministrazioni di uno stato) e tra blocchi di potenze mondiali, ma anche per comprendere quel pezzo di storia che, secondo alcuni, in una specie di effetto farfalla, ha portato poi agli attentati dell’11 settembre 2001.
ParaNorman, Sam Fell e Chris Butler, animazione/fantastico, USA, 2012
Film in stop-motion della Laika Entertainment (la stessa di Coraline). Un po’ “troppo per bambini”, ma cionondimento presenta degli aspetti e dei passaggi apprezzabili anche dai grandi. Tra i pezzi di estremo realismo, citerei il padre che riprende la recita scolastica del figlio e che, una volta scaricata la batteria della videocamera, esclama: “E ora come farò a ricordare?”. Interessante anche il breve dialogo in merito alla “stranezza” del ragazzo e al comportamento dei genitori che viene da lui mal interpretato. Quello che ho scritto è quasi “marginale”, la storia principale riguarda altro, che non anticipo. Non tra i migliori film d’animazione che ho visto, ma comunque non mi pento d’averci speso del tempo nella visione.
Il danno, Louis Malle, drammatico/erotico, USA, 1992
(Bacco, tabacco e) Venere riducono l’uomo in cenere. Dovendo riassumere questo film in due parole: morbosità e angoscia. Fotografia magistrale, regia che rende perfettamente le sensazioni che gli attori vogliono far cogliere all’occhio che li guarda. Caratterizzazione psicologica ben delineata e tratteggio di una certa parte di società (quella “alta” e medio-alta, perbenista di facciata quanto animalesca lontano da sguardi indiscreti) che difficilmente si vede in film e serie recenti. Non aggiungo nulla per non rovinare neppure un minuto della storia, consigliato (ad un pubblico adulto).
Hot girls wanted, Ronna Gradus e Jill Bauer, documentario, USA, 2015
Concludo questa sezione parlando di questo “documentario” (di cui è stato poi girato un sequel a distanza di anni, in cui son cambiati anche modalità e piattaforme). Il titolo è abbastanza esplicito, quindi è quello che uno può immaginare: alcune giovanissime ragazze (in età “barely legal”, come si suol dire, per girare film pornografici, quindi tendenzialmente 18 anni o poco più) che vengono seguite ed intervistate, per capire di più la loro vita, le motivazioni che le spingono (e non sono solo le motivazioni a spingerle… ma i filmati sono adeguatamente censurati, più o meno al livello di “Colpo Grosso”, quindi qualche topless e pochissimo di più), come vivono loro e i loro familiari e conoscenti stretti, tra cui eventuali fidanzati. Raccomenderei la visione con una mente molto aperta (evito qui il riferimento a cosa c’è di aperto) e una mentalità non giudicante. Alcuni passaggi possono gettare un po’ di sconforto, ma utile per conoscere il dietro le quinte (non inteso come misura), raccontato dalle dirette interessate.
MUSICA
AWS, Metalcore/Alt-Metal, Ungheria, 2006-.
Non si tratta di Amazon, ma di una band di cui purtroppo il primo cantante, Örs Siklósi, è morto di leucemia a 29 anni. il brano “Viszlát Nyár” ha partecipato all’eurominkiafestival (“Eurovision Song Contest”), arrivando ventunesimo (quell’edizione fu vinta dall’israeliana Netta e dai suoi versi nel brano “Toy”).
A Király Halott, Pop/rock, Ungheria, 2017-.
Altro gruppo ungherese, “più leggero” del precedente, anche se non manca un po’ di sano scream. Scoperti quando stavo esplorando qualcosa dopo gli AWS.
Lorna Shore, Deathcore, USA, 2009-.
Tornando a generi decisamente più pesanti, ci sono loro. Nonostante la voce di non facile ascolto a chi non è avvezzo al genere, molti pezzi propongono melodie orecchiabili, come quelle presenti in questa trilogia:
Non mi resta che augurare lettura/studio/visione/ascolto purché intenzionale e, per quanto soggettivo, di qualità!
